La stazione di Bakhmatch by Israel J. Singer

La stazione di Bakhmatch by Israel J. Singer

autore:Israel J. Singer
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
pubblicato: 2018-04-11T22:00:00+00:00


Una settimana sono rimasto alla stazione dietro il villaggio, aspettando un treno. Ne passavano di tanto in tanto, ma nessuno mi faceva salire anche se esibivo il mio foglietto timbrato. Erano treni militari. In molti vagoni si trasportavano beni evacuati dai dintorni minacciati dalla guerra.

Una volta è passato un treno carico di merci e passeggeri. Sono salito dritto sul tetto di un vagone merci, dove pure era già stipata varia gente. Seduto sulla lamiera arroventata dal sole badavo a non sbattere contro un tunnel o qualche altro ostacolo dal quale uno se ne usciva con la testa più corta.

Era un treno lungo, gremito di passeggeri di ogni aspetto e abbigliamento. In molti vagoni si trasportava bestiame, carbone, fieno. Nessuno sapeva dov’era diretto il treno. Le strade erano ingombre, le linee ferroviarie destinate a uso militare. In altri luoghi erano stati tagliati binari e ponticelli, portate via le traversine.

“Si partirà quando si potrà e quando ce lo diranno,” rispondevano malamente i ferrovieri ai passeggeri che continuavano a chiedere.

Dopo una notte di attesa sul treno, pronti a partire da un minuto all’altro se la linea si fosse liberata, iniziò il viaggio. Ma era un viaggio in cui si stava più fermi che in movimento. O mancava il carbone alla locomotiva e allora i passeggeri dovevano scendere e tagliare degli alberi, segarli a pezzi per dare combustibile alle macchine oppure si bruciavano le assi di un vagone non riverniciate da tempo o c’era un guasto nel macchinario della vecchia locomotiva. Ne combinava di ogni specie quella locomotiva, fischiava, sbuffava, sprizzava fiamme e scintille, puzzava, scatarrava, gemeva ma non si spostava. Una volta il macchinista lasciò il treno in mezzo ai campi e se ne andò al villaggio da un contadino suo conoscente, a bere il tè.

Tornò almeno un’ora dopo. Dall’andatura si poteva essere certi che non aveva bevuto il tè, ma grappa di guerra, “sivavkhe”, che i contadini distillavano dall’inizio del conflitto. Solo da un liquore fatto in casa ci si poteva ubriacare fradici com’era il macchinista. Subito il treno si mise in moto in maniera simile al suo conducente. In un punto il convoglio si è staccato, una metà con la locomotiva, l’altra metà separata è andata all’indietro. Ero su questa. Per fortuna c’era poca pendenza e i vagoni in discesa si fermarono dopo che si era esaurita la forza della corsa. Eravamo certi che il macchinista ubriaco ci avrebbe abbandonato in mezzo al viaggio, invece riportò indietro la locomotiva, ci riagganciò con vecchi uncini malandati e ci si rimise in marcia.



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